Viviamo un’epoca in cui risulta difficile definire le identità individuali e collettive. Le migrazioni, la situazione economica e sociale, le nuove tecnologie non favoriscono la nascita di legami sociali all’interno di un territorio. In che modo il teatro – che tradizionalmente ha una funzione di connessione sociale e di messa in relazione con sé stessi e con gli altri – può essere il canale per trovare un nuovo senso di collettività che faccia da contrappeso a una spinta sempre più individualista della società? Da questa riflessione nasce l’idea di creare un progetto di teatro comunitario a Rivapiana, un territorio la cui stessa identità è resa fragile da repentini mutamenti economici e sociali.
Può il teatro essere un canale per costruire un nuovo senso di comunità?
In sinergia con importanti realtà di sviluppo sociale e culturale del territorio come il Centro culturale e museo Elisarion e l’Associazione Quartiere Rivapiana (AQR), e sotto la guida di un team di artisti di teatro, un gruppo integrato di cittadini-attori ha lavorato insieme sul tema “la Riva”: luogo d’incontro, di partenze, confine e punto d’osservazione sul mondo.
Il progetto è ideato dall’Accademia Dimitri e da Teatro Zigoia, ed è svolto con il patrocinio del Comune di Minusio, in collaborazione con l’Associazione Quartiere Rivapiana di Minusio e il Centro culturale e Museo Elisarion di Minusio, e con il sostegno del Programma di Integrazione Cantonale (PIC) e dell’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia (ERS-LVM) .
Capoprogetto: Prof. Demis Quadri, responsabile settore Ricerca ATD
Collaboratori: Veronica Provenzale, Ricercatrice ATD; Lianca Pandolfini, Andrea Valdinocci, Teatro Zigoia
Il teatro si fonda sulla cittadinanza. Ha la funzione di raccogliere l’eredità del rito, della festa, della mitologia, attraverso i quali la collettività rappresenta sé stessa, si celebra e si narra, nei suoi conflitti e nei suoi ideali. Nell’antica Grecia, la città di Atene in occasione delle feste dedicate a Dioniso si fermava per consentire all’azione teatrale di prendere vita, insieme a tutti i cittadini, dai più ricchi fino ai carcerati che uscivano su cauzione. Il rito si univa allo spettacolo, la festa alla vita quotidiana. Il pubblico prendeva parte perché c’era un’urgenza, c’era qualcosa di impor- tante che riguardava la città e i cittadini.
“Theatron” significa “luogo dello sguardo”, un luogo dove guardare insieme.
Un progetto di teatro comunitario prevede la partecipazione di cittadini-attori con diverse caratteristiche. Superando le differenze etniche, culturali e generazionali, il gruppo che nasce va alla ricerca di una memoria collettiva, partendo dal senso di vuoto e di mancanza che ci spinge a cercare e incontrare gli altri. La memoria collettiva è una memoria plurale, è il frutto del ricordare di tante persone. Non riproduce il passato, ma è un modo per capire come funziona il presente per raccontarlo. Con la guida e la partecipazione attiva di esperti del teatro, si crea un ambiente che favorisce le relazioni interpersonali e che offre a ciascuno la possibilità di svilupparle nel quadro di un progetto artistico.
Il progetto si articola in 4 azioni e culmina in una produzione site-specific a Rivapiana e in una rassegna ricca di spettacoli, dibattiti ed escursioni:
1. RICERCA
Raccolta di storie, testimonianze e leggende legate alla “Riva”
2. LABORATORIO
Un gruppo multietnico di cittadini-attori sviluppa teatralmente i materiali della Ricerca
3. PRODUZIONE
Creazione di uno spettacolo teatrale site-specific a Rivapiana
4. RASSEGNA
Spettacoli, dibattiti, escursioni aperti alla comunità locale
Il gruppo di artisti-pedagoghi di Teatro Zigoia, con la collabo- razione dei responsabili della ricerca scientifica dell’Accademia Teatro Dimitri, ha sviluppato una ricerca su due fronti:
1. Racconti e leggende di popoli e individui legati a una Riva, nonché miti, eroi e figure archetipiche sul tema.
2. Materiale su Rivapiana e il Lago Maggiore: interviste ad abitanti “di lunga data”, articoli, immagini, espressioni popolari, aneddoti, canzoni, ecc.
Il materiale raccolto viene sviluppato ed elaborato nel laboratorio teatrale in vista della produzione (azione 3) e offre lo spunto per strutturare diverse attività della rassegna (azione 4).
Ieri e oggi
Rivapiana è il quartiere di Minusio che si affaccia sul Lago Maggiore. Fino a qualche decennio fa era un piccolo nucleo abitato da contadini e pescatori, dove bastava un temporale perché il lago entrasse in casa. Sulla riva era peraltro situata la discarica ufficiale del comune. L’avvento dell’urbanizzazione e del turismo di massa ha trasformato profondamente questo luogo: palazzi di cemento a più piani che si contendono la vista del lago, case di vacanza vuote per gran parte dell’anno. Rivapiana è divenuta meta di passeggiate, giri in bici, pic-nic… Si è trasformata in un luogo di consumo. Quasi non vi è più traccia di quella vita che con il lago si relazionava quotidiana- mente pescando, commerciando, raccogliendo la legna, lavando il bucato…
Da qui è sorta per noi la domanda:
quale può essere l’identità comunitaria di Rivapiana oggi?
Il laboratorio teatrale unisce in un percorso artistico persone di diverse provenienze che vivono attualmente nel Locarnese, ponendo le basi per il processo di creazione. Il laboratorio è uno spazio aperto alla condivisione e alla sperimentazione, in cui il teatro funge da strumento per esplorare, approfondire e creare in un contesto libero e paritario. Il gruppo-laboratorio è composto da persone provenienti da: Afghanistan, Colombia, Italia, Siria, Svizzera tedesca e Ticino. Alcuni sono abitanti di Rivapiana di lunga data, altri vengono dalla riva opposta del lago. L’età varia dai 20 ai 70 anni circa, portando a incrociarsi diverse generazioni.
“… occorre che ci siano dei vuoti. Non nasce il teatro dove la vita è piena e si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dei vuoti, delle differenze, nella società frantumata, dispersa, (…) dove non ci sono valori; in questa società il teatro ha la funzione di creare l’ambiente
in cui gli individui riconoscono di avere dei bisogni a cui la drammatizzazione può dare delle risposte. In tal senso il teatro è pedagogia…”
Jacques Copeau (regista teatrale)
La produzione consiste nella creazione di uno spettacolo site-specific che ha luogo presso la riva della storica “Cà di ferro” a Minusio. Il pubblico avrà l’occasione di compiere un viaggio, fisico e immaginario, attraverso storie, personaggi, immagini e suoni che emergono dall’ambiente circostante e dagli echi delle diverse “Rive” del mondo.
Gli attori hanno elaborato piccole storie, scene o personaggi, talvolta legati alla propria cultura d’origine, ispirati al concetto generale di “Riva” come luogo di confine e punto di osservazione del mondo. Nel percorso sono integrati testimonianze, aneddoti e memorie della gente locale, frutto della ricerca sul territorio. La musica dal vivo ha un ruolo importante nell’accompagnare lo spettatore dando vita alle immagini.
La produzione vede in scena i componenti del gruppo-labo- ratorio, affiancati da attori e musicisti professionisti: Lianca Pandolfini, Andrea Valdinocci, Deborah Jakob e altri.
DALLA MIA RIVA
Da che Riva guardi il mondo?
La rassegna vuole essere un’occasione di incontro tra il progetto, la comunità di Rivapiana e il pubblico.
Ogni evento è ispirato al tema della Riva. La Riva non è una linea, è luogo di movimento, di transizione, uno spazio in cui due elementi (acqua e terra) s’incontrano, senza che nessuno dei due debba prevalere sull’altro.
È instabile, indefinibile. Eppure è anche un confine, divide e unisce popoli, regioni, stati. È punto di partenze, di arrivi, di addii. Essa è infine un punto di prospettiva per osservare il mondo, dove si può lasciare alle proprie spalle ciò che si conosce e aprire lo sguardo verso l’ignoto, il nuovo.
Prenotazioni e informazioni: Centro Elisarion 079 592 44 07.
Il programma e i luoghi della rassegna potranno subire modifiche a seconda delle norme sanitarie e delle condizioni metereologiche.
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