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Sublimation
Maroš Elperyn
6 e 7 dicembre
Aula Grande, Accademia Dimitri
Ore 19.00
Sublimation è un progetto di ricerca performativa che trasforma esperienze personali della vita quotidiana ad Addis Abeba, in Etiopia, in un paesaggio sensoriale ricco e immersivo. Ispirato dal periodo trascorso vivendo in una baraccopoli della città, ho voluto esplorare le complessità della sopravvivenza, della fede e delle connessioni umane, utilizzando pratiche come il mangiare, il digiuno, la preghiera, la celebrazione e la lotta come punti di partenza. L'opera non è una ricostruzione diretta dell'Etiopia, ma una trasformazione libera di suoni, odori, immagini e storie raccolte durante quel periodo.
Il titolo Sublimation riflette il processo attraverso cui le mie esperienze fisiche personali, radicate nella quotidianità etiope, vengono elevate e astratte in una forma emozionale e sensoriale. Elementi come i canti di preghiera, le danze popolari e gli odori dell’incenso sono stati utilizzati per evocare l'essenza di quell’esperienza. Inoltre, ho collaborato con persone del luogo, intervistandole e invitandole a contribuire con canzoni, disegni e idee per arricchire la drammaturgia del progetto.
Al centro della composizione si trova il motivo visivo di un tappeto, ispirato ai disegni antichi etiopi. Questo tappeto, simbolo di tradizione e ritualità, diventa il terreno su cui si sviluppa una scena: una donna, vittima della guerra, il cui corpo rappresenta al tempo stesso sofferenza e resilienza. Questo oggetto, come l’opera stessa, incarna la tensione tra il personale e il collettivo, tra l’esperienza vissuta e la forma astratta.
Sublimation invita il pubblico non a osservare passivamente, ma a coinvolgersi attraverso i sensi—suono, odore, tatto e vista—creando un’esperienza viscerale, immersiva e profondamente connessa ai temi della memoria, del trauma e della trascendenza. L’opera nasce dalla collaborazione tra artisti professionisti e non, sfumando i confini tra performer e spettatore, tra esperto e membro della comunità, per generare un’esperienza condivisa e incarnata.
Questo lavoro non è solo una riflessione sul mio tempo trascorso in Etiopia, ma anche una meditazione sul potere dell’arte di trasformare esperienze personali grezze in espressioni universali di lotta, sopravvivenza e speranza.
Collaboratori
Rebekka Pichler, Eliška Švecová, Jana Štofaniková, Klára Aubrechtová, Tewolde Brhan (design), Biruh Alemu Alazie (musica).