I posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria inviando una mail a: info@teatrodimitri.ch o chiamando lo 091 252 14 01 (Lu-Ve 9.00 – 12.00).
Riempire un vuoto.
Non si tratta forse di provare un qualsiasi tipo di vuoto? Alcuni cercano di dimenticarlo.
Altri cercano di sostituirlo, forse.
A tutti i costi, cerca la sua luna.
Ma le ossessioni vanno curate, perché il mondo non può essere osservato solo attraverso lenti bianche o nere.
Eccessiva, goffa, forse goffamente comica, il suo insieme è cosparso di una punta di crudeltà, è umana prima di tutto e per tutti.
“SPOTTED!” è un tentativo di rendere omaggio a tutti coloro che cercano di soddisfare i loro bisogni più profondi.
Interprete: Anaïs Lhérieau
Musiche: Non, je ne regrette rien — Edith Piaf
Testo liberamente ispirato da Caligola di Albert Camus e dal film 101 Dalmatians II: Patch’s London Adventure (riscritto da Anaïs Lhérieau)
Di Andrina Hauri
Atelier di pittura
nel sud della Francia
1953
Françoise Gilot
Pittrice
condivide la sua passione
con Pablo Picasso
si interrompe
a
» Brüten wir die welt neu aus
Wir schüren die zeit
Wir legen die schattenhaut ab
Das feuer bricht aus «
– Verena Stefan
Partner in scena: Anna Lisa Grebe
Testo: Häutungen (1975) di Verena Stefan
Musica: Andrina Hauri
Immagine: Andrina Hauri, ispirato da Le Regard et son masque (1948) di Françoise Gilot
Di Candice Bogousslavsky
La tua pelle è diventata secca ma ancora scintillante, immobile come un albero morto in mezzo a un deserto inerte, mi fissi con i tuoi grandi occhi sporgenti.
Quanto tempo è passato? Bella domanda.
I confini di questa cella hanno tolto ogni nozione di secondi, minuti, notte o sobrietà.
La regina è stata avvertita. Non mi ha ancora risposto, ma presto ne saprò di più. Che sia nella morte o nella clessidra che ancora scorre, camminerò senza mai più spergiurare e racconterò bene, sì mia cara e peso sulla parola bene, a profusione, in abbondanza, alla grande, diabolicamente e tanto altro… assaporare!
Credi che le mosche si ricordino dei paesaggi che hanno assaporato?
Che vicolo cieco, mi sto accontentando ma cosa devo dire, sto morendo!
Che le campane suonino e che l’ospite venga inghiottito affinché gli altri, con le loro credenze superflue, si addormentino e lucidino la loro virtù.
Di Simon Huggler
Ti fermi sulla strada
e pensi: dove vado? Sono vivo!
Quando mi do uno schiaffo in faccia,
lo sento. Schiaffo! Ahi! Vedi?
Dove vado allora? Sono già lì.
Non puoi fare altro che vivere,
ed è quello che sto facendo.
[…]
E poi vai avanti.
E poco dopo vieni ucciso in un incidente….
Un testo senza titolo di Mani Matter, pubblicato in „Was kann einer gegen Zen Buddhisten“ dalla casa editrice Zytglogge.
Creazione e recitazione di Simon Huggler
Di Jolan Van Beek
Alfonso: Buonasera a tutti! Vi do il benvenuto. Mettetevi comodi, mettetevi a vostro agio. Sapete cosa succederà ed è per questo che siete qui. Volete vedere Tommy, il bel Tommy Perverts, fare capolino. Sei ansiosa di conoscere i più piccoli dettagli e ti vedo già in preda all’eccitazione. Vi piace, lo so, piace anche a me. Preparatevi a trascorrere i prossimi minuti con noi, guardando il magnifico Tommy.
È qui che vi aspetta, e anche lui non vede l’ora di farlo. La nostra ragione d’essere, il bellissimo Tommy!
Tommy: …
Testo originale
Musiche: Musica originale ; The Ox-The Who ; I Can’t Get Me No – Satisfaction-DEVO
Di Filippo Randi
Cos’è l’arte?
Perché non semplicemente un interlocutore al quale rivolgersi per trovare la risposta alle proprie criticità? Ancor prima di trovare una risposta è necessario chiarire chi sia l’artista. Sicuramente non il solo personaggio, radicato ed intrinsecamente presente in esso, forse scelto inconsciamente dall’artista ma da lui quotidianamente evocato per placare la sette di identità del suo creatore. Ecco la svolta! Di fronte a questo prima o poi inevitabile evento, l’artista può rimanere inerme ed abbandonarsi passivamente alla spersonalizzazione oppure, con eccesso di zero, rinnegare, abbandonare, intrappolare il suo personaggio concedendo a delle nove maschere di prendere vita. Un simile processo presuppone, tuttavia, una condizione essenziale: conoscersi, trovarsi. Occorre un mezzo in grado di imprimere un istante nell’eterno, rendendo il proprio essere unico e universale. Il migliore è l’arte. Ma…
Cos’è l’arte?
Attori: Filippo Randi, Francesco Daglia, Georgia Paliogianni
Musiche: Filippo Randi
Testo: Filippo Randi
Coreografie: Filippo Randi, Georgia Paliogianni
Di Salomé Coquoz (con Noémie Siraut)
Nel vostro diario, scrivete “mortə” accanto al nome?
Disegnate una croce, una tomba?
Aggiungete la data del decesso?
Lo cancellate?
Non fate nulla?
Avete un metodo personale?
Cancellate il nome da una rubrica elettronica?
Lo cancellate quando non pensate più alla persona morta?
Cancellate unə amicə lontanə ma non vostra madre?
Come vi sentite quando spuntate la casella:
Cancella contatto ?
Que faites-vous de vos morts ? – Sophie Calle
Una stanza. Vuota e senza peso come un foglio bianco. Sul bordo una donna. Virginia Woolf. Una scrittrice, un’amante, una cercatrice. Il suo cuore, il ritmo. È il luogo in cui i suoi pensieri si trasformano in immagini. Dove diventano storia. Il suo cuore è il mondo delle figure che crea con i pezzi della sua esistenza. Della sua esperienza.
Vogliono vivere e lei è destinata a dar loro la vita. A dare loro un corpo.
Lei è due. È anche lei.
“Sono fatta e rifatta continuamente”.
Tutti i testi sono scritti da Virginia Woolf.
Non tutti riescono a vedere il mondo così com’è. Come è colorato, piatto e rotondo, ricco e povero, grande e piccolo e soprattutto fragile. Cosa ci fa fermare e vedere? Come lo vedete voi? Come vorresti che fosse?
Questo breve pezzo invita all’umanità e al movimento, all’umorismo e alla magia – elementi del nostro mondo. Possiamo renderlo come ci piace che sia.
Performance: Simon Wahl, Bernardo Cardoso
Light design: Elia Albertella
Stage design: Dshamila Wörnhard
Di Zoe Notartomaso
Veniva da pensare alle volte di lui come avesse ormai sensi e istinti diversi da noi. Certo lo stare di continuo a contatto delle scorze d’albero, l’occhio affissato al muoversi delle penne, al pelo, alle scaglie, a quella gamma di colori che questa apparenza del mondo presenta, e poi la verde corrente che circola come un sangue d’altro mondo nelle vene delle foglie: questi confini del selvatico nel quale così profondamente s’era spinto, potevano ormai modellare il suo animo.
(Italo Calvino, Il Barone Rampante)
Cosimo ha scelto di passare la sua vita sugli alberi. Non cade perché non vuole cadere, non scende perché non vuole scendere. Sospeso tra la terra e il cielo, in un equilibrio elastico di tensioni opposte, il desiderio di una convivenza con il mondo di sotto rimane impigliato tra le foglie e oscilla con il vento tramontano.
Testi: Italo Calvino, da Il barone rampante. Mariangela Gualtieri, da Fuoco centrale.
Musica: René Aubry, Acid Rain. Brambles, To Speak Of Solitude.
Fotografia: Nikoline Schoch
Di Liam Rooney
Note : (A minha alma partiu-se como um vaso vazio)
La mia anima si è rotta come un vaso vuoto.
È caduta, irrimediabilmente, giù per le scale.
È caduta dalle mani della ragazza sbadata.
È caduta in più pezzi di quanti ce ne fossero di porcellana nel vaso.
– Fernando Pessoa
Di Tal Erev
“Ho paura dei mostri! Resta con me. Raccontami una storia.”
Esisto fuori dalle quattro mura della mia favola della buonanotte?
Esisto senza di te?
Il mio bambino, il mio amore, mia madre, la mia terra.
Non mi abbandonerai mai più. Vivrai di nuovo dentro di me, nuoterai ancora nel mio oceano.
Testo elaborato, tratto da ‘Anna Cappelli’ di Annibale Ruccello.