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Francesco Daglia
Anno Turchese
Data di nascita: 20/04/2001
Luogo di nascita: Borgomanero (NO), Italia
Nazionalità: Italiana
Lingue: Italiano, Francese, Inglese, tedesco (all’incirca)
Francesco Daglia nasce a Borgomanero (No) (cioè si) (no è la provincia) nella seconda primavera del nuovo millennio, lo stesso giorno di Adolf Hitler e lo stesso anno dell’attentato al World Trade Center. Insomma, presagio di speranza… Figlio unico, ha sempre desiderato una sorellina, che però non è mai arrivata perché, a detta di suo padre, sarebbe stato già “un enorme impegno” occuparsi di lui. Aveva ragione. Soffre da anni di una terribile malattia che ha suscitato l’enorme preoccupazione delle sue zelanti maestre elementari: la parola. Il suo massimo record di silenzio continuo in veglia è di 12 secondi. Già dalla scuola materna coltiva la sua passione per la scena. A 3 anni impara a memoria una poesia su babbo natale di ben 12 strofe, in endecasillabi. La recita con una certa nonchalanche di fronte a compagni di classe e genitori: il suo primo pubblico! Francesco decide finalmente di mettere la testa a posto conformandosi alla società in cui vive, sforzandosi di diventare un soggetto ordinario. Grazie a questa inversione di rotta esce dalla scuola media e dal liceo rispettivamente con 10 e 100 e lode, sperando inspiegabilmente di ottenere 1000 e lode all’università di giurisprudenza, che frequenta assiduamente per hobby, come piace dire a lui. Impara a suonare il pianoforte e le percussioni, a lavare i pavimenti senza sprecare l’acqua calda e si prende cura del suo gatto Matisse. Adora gli autobus ed è affascinato dalle lavastoviglie. A 14 anni incontra Robi Lombardi, direttore artistico della scuola teatro LaRibalta di Novara, che gli trasmette la passione per il teatro dell’improvvisazione e la didattica teatrale ma soprattutto lo fa entrare a far parte di una seconda famiglia numerosa, coronando il suo sogno di vivere in un ambiente con almeno quattro persone (gatti esclusi). Niente da fare, a 20 anni una ricaduta. Seduto sui banchi dell’università ad ascoltare il tediante professore lamentarsi dell’incapacità delle generazioni future, decide di riscattarsi, abbandonare provvisoriamente il mondo ordinario e gettarsi nell’arte, che nel frattempo aveva continuato a coltivare grazie al contatto con numerosi allievi ed insegnanti di prestigiose accademie teatrali. Inizia a scrivere e a raccogliere tutte le sue idee su un quadernino di pensieri, compone musica e poesia, recita ed insegna teatro ai ragazzi. Adora i giochi di parole e gli incastri nella metrica, memorizzare gli orari dei treni, il ritmo ed il 98% delle parole presenti sul dizionario. Odia il restante 2% per la sua logofobia, infallibile meccanismo di difesa secondo Freud.