Martina Parenti
BA - Anno Turchese
Sono nata a Lugano il 21 giugno 2001, nel giorno del solstizio d’estate. Un giorno luminoso, eppure io ho sempre vissuto un po’ in penombra, tra due poli: Gemelli e Cancro, Svizzera e Italia, corpo e parola. Sempre in bilico, mai con una definizione precisa.
Da bambina le lettere per me erano montagne, i libri labirinti: sono dislessica, e con le parole ho sempre fatto fatica. Non sono elastica, non sono forte, e non sono mai stata brava a “fare come gli altri”. Ma avevo un corpo, e quel corpo parlava. Smorfie, passi di danza, persino il gocciolio di un rubinetto poteva diventare ritmo. Mia madre mi metteva le videocassette di Michael Jackson, mio padre gli sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo: lì ho capito che ballare e far ridere poteva essere un linguaggio universale. Dopo una parentesi forzata con la danza classica, a dieci anni ho trovato rifugio nella street dance: hip-hop, popping, locking. Con diverse crew ho girato l’Italia tra gare e palchi, imparando che un passo può dire più di mille frasi e che la forza del gruppo regge anche i corpi meno forti.
Alle medie ho iniziato con i musical (Romeo and Juliet, Fame), poi è arrivato il cinema, con piccoli ruoli da attrice e ballerina in corti e film e video musicali. Durante gli anni al liceo coreutico del “Giuditta Pasta” di Como ho incontrato la danza contemporanea: finalmente una casa. Qui ho cominciato a creare coreografie, come nel progetto di Como d’autore, uno spettacolo itinerante attraverso i luoghi storici della città.
Dopo la maturità ho continuato a coltivare danza, teatro e cinema, ma anche giochi e atelier con i bambini, dove ho riscoperto che ridere insieme è un’arte tanto quanto salire su un palco.
Le parole, ancora oggi, non mi bastano. È da lì che inizia la mia danza.












